RUBRICA #PRIMEDICOPERTINA: COLOMBA

Apparsa sulla copertina n. 118-119 di D’A, Colomba è l’opera in gres bianco realizzata dal ceramista Candido Fior.

 

Candido Fior nasce a San Martino di Lupari (Padova) nel 1942.
Si forma artisticamente a Venezia, presso l’Istituto d’Arte dei Carmini e l’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove approfondisce tecniche della ceramica e della scultura. Appena ventenne, nel 1962, esordisce alla Biennale di Venezia, segnando l’inizio di un percorso che lo colloca fin da subito nel contesto internazionale.
Negli anni Sessanta collabora con alcune manifatture ceramiche del Veneto, tra cui quella di Alessio Tasca a Nove, mettendo a frutto l’esperienza artigianale e allo stesso tempo avviando una ricerca autonoma che mescola artigianato, scultura e ceramica d’arte.
Verso gli inizi degli anni Settanta fonda un proprio laboratorio-manifattura nella sua città natale, dove affianca alla produzione in piccola serie di oggetti d’arredamento anche la realizzazione di opere uniche, pezzi scultorei e progetti ceramici di design per l’industria.
Nel 1972 torna alla Biennale di Venezia, e l’anno successivo è presente alla Triennale di Milano (1973), dove esporrà anche negli anni successivi (1981, 1987).
Negli anni Ottanta apre uno studio in via Michelangelo 31, a San Martino di Lupari, dedicandosi a terrecotte delicate dalle forme appena accennate e dal tenue cromatismo, realizzate con tecniche manuali in piccola serie o in pezzo unico, avvalendosi di stampaggio a mano, forme di gesso e cotture a basse temperature.
La sua ricerca espressiva è caratterizzata da una forte evocazione della natura, della terra e dell’“oggetto povero” — oggetti semplici, quotidiani, quasi marginali — che vengono reinterpretati. Un testo critico parla di «materiale che resta grezzo e sabbioso … come memoria di una terra che si conforma a paesaggio, artefatto umano e oggetto d’uso».
Il risultato è una ceramica in cui la materia stessa diventa linguaggio: superfici che evocano sabbie, terre, materie organiche; forme che sembrano come “meteoriti” o frammenti di archeologia immaginaria.
Tra le sue partecipazioni e riconoscimenti vanno ricordati la presenza alla raccolta internazionale di ceramica d’arte contemporanea a Castelli (1986) e la vittoria della Medaglia del Credito Romagnolo al 44° Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte a Faenza nello stesso anno.
Le sue opere fanno parte di collezioni museali, ad esempio il laboratorio da lui fondato risulta documentato nella scheda di una scultura conservata al MIDeC – Museo Internazionale del Design Ceramico di Laveno-Mombello.
Muore nella sua città natale — San Martino di Lupari — il 24 ottobre 2021.